Prima che il gallo canti è notte fonda. Ci muoviamo sul terreno mobile del sotterfugio. È il tempo sinistro del presagio, l’ora terribile della delazione e del tradimento. “Prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte” – profetizza Gesù a Simon Pietro la notte dell’arresto. I profili degli uomini scompaiono sino a fondersi nella massa informe. Le relazioni, anche le più solide, si liquefanno; e nel caos che regnava sovrano prima della creazione, noi stessi precipitiamo, evanescenti come fantasmi, prima che il gallo canti.
Il fatto è che da queste parti il gallo canta ormai da un pezzo. Nel silenzio assordante del nostro tempo, ogni volta attende un poco e canta ancora. Si guarda attorno ansioso e poi ricanta, invocando un risveglio delle coscienze che tarda ad arrivare.
Così come altrove, anche nelle questioni che riguardano la vita della Chiesa, dove il più delle volte si preferisce non assumersi la responsabilità personale della proposta critica, c’è un gallo ostinato che strilla. Al cui grido i più sonnecchiano beati. E par loro anzi doveroso restar muti ed ossequiosi di fronte a qualsivoglia pretesa del potere – qualunque nome esso ami attribuirsi.
Ma il gallo ormai rauco è qui per spezzare l'incantesimo del quieto vivere nel quale è caduto il buon cattolico pio e obbediente. E' qui per crocifiggere certezze, per affliggere consolazioni. Raspa e sbuffa per gli assopiti in siesta perenne all’ombra di qualche palazzo del potere, sia esso sacro o profano. Arcua la schiena ossuta per i devoti e gli zelanti, preoccupati più delle radici che dei frutti. Sbandiera cresta e barbigli per gli spettatori in pigiama sulle rovine del mondo, per quanti non si curano della violenza esercita anche dal potere religioso sui piccoli e sugli umili, invisibili depositari della saggezza umana.
Occorrerà insomma destarsi al più presto, anzi che la canicola meridiana ci sfianchi.
Alzarsi come risorti a spalancare porte e finestre al Soffio che rinnova ogni cosa, prima che sia troppo tardi.
Prima che ancora una volta il gallo canti.
Prima che “il canto galli”.
Prima che il gallo schiatti.
***
Ciao, mi sembra un po vago. Forse perché io non seguo molto le questioni della chiesa, in modo più specifico quelle che riguardano la nostra parrocchia. Con riferimento, invece, alle questioni attuali del mondo e dell'Italia...qualcosa si muove, ma troppo lentamente e capisco che la cosa ti angosci. Vorresti che ci fosse una sommossa generale...ma siamo tutti troppo presi da quello che ci riguarda personalmente. Quello che riguarda l'umanità si pensa sempre che riguardi altri...non pensiamo che noi siamo l'umanità o meglio siamo anestetizzati dalle cose superficiali, che ci condizionano a considerarle più importanti. Antonia De Fav
RispondiElimina