giovedì 8 marzo 2012

Il parroco che sapeva tutto

È una storia che avrebbe potuto ispirare Alphonse Daudet. Angéline la racconta come una favola per farci sorridere. Tutti i dettagli sono inventati perché l'essenziale è assolutamente autentico. I fatti si sono svolti in Francia, quest'anno.

È un paese come ce ne sono a migliaia; una grossa borgata, con la caserma dei carabinieri, la scuola media e il supermercato, due farmacie e tre panetterie, e due bar, uno dove si gioca la schedina e l'altro che dispone i suoi tavolini in piazza sotto i platani. In primavera, sembra di essere in paradiso e in estate l'aria diventa così asciutta e calda che bisogna proprio rinfrescarla con il pastis servito con l'accento tipico del posto.

Ah, dimenticavo la cosa fondamentale... almeno nella mia storia: la nostra chiesa, una bella chiesa grande, piazzata lì da secoli. Oggi c'è rimasto solo un parroco, per noi e per tutti i paesi dei dintorni.

Allora, il parroco vive metà del tempo in automobile. Nel tempo che gli resta incontra tutte le persone che si occupano della parrocchia, le signore che fanno il catechismo, che visitano gli anziani alla casa di riposo, che preparano i funerali, i battesimi, i matrimoni, che mettono i fiori davanti all'altare, che spolverano i banchi... No, esagero, non ci sono solo delle signore, ci sono anche alcuni signori. Ad esempio, c'è Jacques, l'ex professore di musica della scuola media, che fa cantare tutti durante la messa.

Quell'uomo è una persona molto brava, solo che... Solo che la sua vita non è stata molto semplice. Prima di tutto, ha sposato una ragazza, che un bel giorno se n'è andata lasciandogli un bimbo di tre anni. Poi si è innamorato di una professoressa di matematica molto carina. Venticinque anni e tre figli dopo, è subentrata la noia e l'amore se n'è andato. Siccome di figli a casa non ce n'erano più, hanno divorziato promettendosi di restare amici, e così hanno fatto. Pensava che il suo cuore fosse troppo vecchio per innamorarsi ancora, quando ha incontrato Bénédicte, una vedova tutta dolcezza e delicatezza, e dotata di una voce splendida. Bénédicte, come dice il suo nome, era una benedizione. Ed è stata lei a riportarlo a Dio... e alla Chiesa, ed è così che è diventato il direttore del coro della parrocchia.

Allora, quello che vi ho raccontato risale a quando c'era il vecchio parroco, un bravo parroco, un po' obeso, riconoscibile per la sua polo da parroco; uno del posto, che usava spesso la parlata locale per raccontare le storie del Vangelo come se si fossero svolte sulla collina vicina. Ahimé, il nostro buon parroco era troppo vecchio, allora il vescovo ce ne ha mandato uno nuovo nuovo, stretto nel suo colletto nero. Un bel giovanotto dalle idee chiare quanto i suoi occhi, che sa stirarsi le camicie e non ha bisogno di mettersi delle polo.

Il nostro nuovo parroco è un modello recente ben attrezzato. Ha studiato a lungo, e quindi sa tutto, quello che bisogna fare e quello che non bisogna fare. Così, risparmia molto tempo, perché non ha bisogno di ascoltare, solo di dire quello che bisogna fare.

Ad esempio, ha detto alla vecchia Geneviève, una maestra in pensione che non fa mai errori di ortografia, che ormai si sarebbe occupato lui del giornalino parrocchiale, perché con il suo computer si fa in fretta. E così è toccato a lui fare le fotocopie, il che è un po' lungo, perché la fotocopiatrice si surriscalda e bisogna sempre aspettare un po' dopo ogni tiratura di venti copie. Perché vi racconto tutto questo? Per mostrarvi che a volte ci sono segni della Provvidenza in tutte le piccole cose. Vedrete!

Allora, il nostro buon Jacques, che aveva creduto che il suo cuore fosse troppo vecchio, si era sbagliato di una decina d'anni. Ma una sera aveva portato la mano al petto, aveva barcollato ed era morto per una crisi cardiaca prima dell'arrivo dei soccorsi.

Lettori e lettrici, non piangete, non rattristatevi: non aveva forse avuto una bella vita l'amico

Jacques? Aveva amato molto ed era stato ricambiato. Nessuno dubitava che Dio lo avrebbe accolto a braccia aperte e che avrebbe potuto unire la sua voce a quella dei beati e degli angeli. Beh, dire nessuno... forse è troppo. Il nostro nuovo parroco, lui, sapeva che quel Jacques lì era un peccatore, che aveva divorziato due volte e viveva da adultero con una terza donna. Quindi, era assolutamente escluso che potesse venir celebrato per lui un funerale da buon cristiano. Questione non negoziabile!

Non vi ripeterò le parole che sono state dette. Sapete, in questo paese, non abbiamo peli sulla lingua. Ma neppure dopo essere stato apostrofato con i più fantasiosi epiteti tratti dal regno animale, il giovanotto non demordeva e nessuno poteva obbligarlo a fare ciò che non voleva. È a questo punto che la mia storia comincerà a divertirvi!

Ah, non vuole farlo, si dissero i parrocchiani furenti, adesso vedremo...

Perché dovete sapere che il signor parroco nuovo aveva già acquisito una serie di abitudini e tutti i venerdì mattina si occupava del “suo” giornalino parrocchiale, e con la vecchia fotocopiatrice gli ci voleva tempo. Il fatto è che la fotocopiatrice è installata nel presbiterio, in uno stretto sottoscala, che ha una porta con una chiave, una chiave che sta all'esterno, perché quella porta deve essere chiusa.

Il signor parroco è stato inflessibile su questo punto: “Questo presbiterio è aperto ai quattro venti! D'ora in poi, le porte dovranno essere chiuse!” Allora, quella mattina, qualcuno ha eseguito gli ordini... e ha chiuso la porta! E, casualmente, era proprio la mattina del funerale di Jacques. Chissà com'è successo, quando il carro funebre è passato davanti alla chiesa, ha rallentato come per salutarla un'ultima volta a nome

di Jacques... e poi, alla fine, si è fermato. I giovanotti delle pompe funebri, bravi ragazzi del paese, hanno preso la bara per offrire a Jacques un ultimo giro, un arrivederci. E, per caso, in chiesa, c'erano gli amici di Jacques, che si erano riuniti per pregare per lui! Gli amici, i figli, i nipoti, le donne che aveva amato, i suoi ex alunni, i suoi amici professori... E dato che Jacques era lì, ne abbiamo approfittato per ringraziare il buon Dio di averci fatto conoscere una persona buona come Jacques, e per pregarlo di dargli un bel posto nel suo paradiso... Abbiamo riso e pianto e perfino la sua prima moglie ha detto che era l'uomo più gentile che lei avesse incontrato nella sua vita grama.

E, per finire, abbiamo tutti seguito il carro funebre al cimitero.

E quando siamo tornati, oh santo cielo! Abbiamo scoperto che qualcuno, sbadatamente, aveva chiuso il sottoscala delle fotocopie, chiudendovi dentro il signor parroco. Ma poverino! Gli abbiamo detto che eravamo proprio desolati, che avevamo solo applicato le sue consegne: chiudere le porte a chiave.

Non vi nascondo che era molto, ma veramente molto arrabbiato, soprattutto perché aveva visto il carro funebre. Quando ha urlato che non avevamo il diritto, Geneviève, benché sia una donnina minuta, si è alzata sulla punta dei piedi e gli ha puntato sul naso un dito minaccioso di maestra elementare dicendo: “Ah, signor parroco, non dica così; che le piaccia o no, i cristiani non si seppelliscono come i cani. Questa chiesa è nostra, non sua. Sono i nostri antenati che l'hanno costruita, allora non è un signorino appena uscito da scuola che può insegnarci quello che abbiamo il diritto di fare o di non fare.” Ha girato i tacchi ed è tornata ad occuparsi delle sue rose.

E il signor parroco nuovo, dagli occhi chiari come le sue idee, è salito furente a casa sua facendo i gradini quattro a quattro. E nessuno sa quando ne ridiscenderà.

in : www.finesettimana.org

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