La Comunità pastorale è la pace dei sensi. È il nirvana, un anticipo d’eterno (riposo). Attraente come un brodo caldo a ferragosto, è una nave da guerra dove ogni cosa funziona a dovere, se tutti stanno buoni buoni al proprio posto di combattimento, lasciando il comando a un solo uomo o forse a un uomo solo. Che con la scusa di dover stare al timone, troppo di rado si fa vedere sul ponte.
L’organizzazione è precisa. Tutto gira che è una meraviglia. Mansioni, funzioni, responsabilità più o meno di facciata. Ci sono gruppi in tutte le salse, programmi il più delle volte eccessivi e spazi extra-large per un’utenza sempre più ridotta nel numero. Il carrozzone cammina, l’oliatura è perfetta, sotto la regia di un Direttivo rigorosamente in clergy-man.
A ben guardare però, la Comunità pastorale – questa Comunità pastorale – dietro l'inevitabile immagine ottimistica che di sé vorrebbe offrire, nasconde un'indole novembrina, è giusta per il tempo dei morti. Il delirio di accentramento che la agita rischia di ridurre la res religiosa a tiepide pratiche cimiteriali: spazzare il vialetto, cambiare l’acqua ai fiori, lustrare la lapide. Quella di una comunità locale che non c’è più e alla quale si dovrebbe almeno intonare il requiem, se la vita cristiana si svuota di sguardi e si riduce per lo più a un privato, intimistico itinerario punteggiato qua e là di qualche devozione e fioretto.
In questo tempo feroce, di quanta cura ci sarebbe bisogno, di quanto ascolto, sostegno. “Vicinanza di case” – questo il senso etimologico del termine “parrocchia” – convivio spirituale: ecco cosa dovrebbe essere una comunità cristiana. Che prima ancora è comunità umana, di scambio vicendevole, di ricerca comune, di reciproco affetto. Oppure non è affatto ciò che pretende di essere.
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Purtroppo è vero. E' appena uscito un articolo dal tema simile sul blog "Vinonuovo", non so se lo conosci, io lo seguo molto.
RispondiEliminaComplimenti anche per il tuo simpatico e pungente blog, che ho conosciuto a partire dalla mailing list "sullasoglia".
Buona Domenica
Francesca
la comunità pastorale è la globalizzazione della fede.In tutte le parrocchie si fanno le stesse cose, le stesse attività,le stesse scadenze. Se vi capita di vedere un notiziario parrocchiale di un'altra comunità vi accorgerete che la sfornata di appuntamenti, eventi, gite...sono uguali.Tutti soldatini diretti dall'alto.
RispondiEliminaI più sensibili restano fuori dal gioco, un pò persi e un pò delusi.
Intanto il Signore viene, viene a confortarci!
Virò