sabato 15 ottobre 2011

Piccoli miscredenti crescono

La pastorale cattolica, sempre molto preoccupata dei numeri, è perennemente alle prese con la sciamatura delle giovani generazioni, che ha inizio in genere dopo l’amministrazione della cresima, più o meno attorno alla terza media, e che si compie nei primi anni delle scuole superiori. Dopo questo tempo, in ambiente parrocchiale non resta di solito che un “resto di Israele” che ha l’aria di quello che sta a lì a domandarsi “Perché proprio a me?”, come fosse caduto preda di una brutta malattia. Ma non è di questa minoranza assoluta e perplessa che voglio parlare.

Impressiona invece l’indifferenza – per non dire l’ostilità – nei confronti del cattolicesimo e di tutto quello che lo rappresenta, manifestata da quanti han già deciso più o meno consapevolmente di rompere con il proprio ecclesiale passato prossimo.

Per rendersi conto della questione, basta farsi un giro tra i profili facebook e spulciare le info di giovanotti imberbi e signorine dal trucco improvvisamente pesante, che fino a ieri avevano affollato le aule di catechismo e servito messa cantata. Alla voce “orientamento religioso” non è raro che l’ex-chierichetto sottolinei graniticamente: “Ateo”.

Poveretto, come lo capisco! Con tutte le genuflessioni e gli inchini che gli toccava fare ad ogni minimo spostamento sull’altare, per anni ha soltanto messo a rischio la salute della propria colonna cervicale; mentre del gusto, della bellezza e soprattutto della libertà del vangelo non c’era ombra. Tanto che ora non se ne scorge traccia alcuna. E tutto quell’indottrinamento senz’anima propinato ad opera di anime bene intenzionate quanto devote alla causa del cattolicesimo, in lustri di cosiddetta formazione cristiana, ha ottenuto il solo scopo di farlo scappare a gambe levate appena possibile, il più lontano che potesse.

E così, appeso al chiodo il turibolo ormai spento, quel che prende forma nel cuore e nella mente del povero ateo-cresimato è una rivolta feroce verso tutto quello che si riferisce alla religione; un tuffo disperato in un privato abitato da idoli, qualche volta persino più innocenti del dio buono ma perennemente accigliato, adirato col mondo e nemico del corpo, che gli hanno insegnato ad amare ma soprattutto a temere. La cui immagine ambivalente ha finito per allontanarlo, forse irrimediabilmente, da una duratura e liberante ricerca del volto di Dio in Gesù di Nazaret.

Il vangelo però aspetterà, agli incroci della vita, come sempre. Non è faccenda che riguardi pochi, è cosa di molti, è pane per tutti. Sparso su cammini che nessuno sa, portato lì da qualche testimone magari inconsapevole più che dagli zelanti redattori dei catechismi ufficiali, il suo seme di umanità cresce per farsi albero carico dei frutti della giustizia e della pace, della bellezza e della compassione. Sotto quelle fronde chiunque lo voglia potrà tornare e ristorarsi, quando per lui il tempo sia maturo.

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2 commenti:

  1. Caro amico,
    ho 53 anni. Nato in una famigli aoperaia e cattolica, ho fequentato la Chiesa e l'Azione Cattolica fino ai 17 anni. A 18 anni ero in ungruppo marxista leninista (tanto la mentalità era la stessa). Dopo 4-5 anni sono approdato al movimento libertario e lì vi sono rimasto. Ancora oggi non saprei definirmi diversamente. Ho un poiccolo blog (http://giulianofalco.blogspot.com) su cui pubblicherò questo tuo post. Sono molto interessato pur definendomi ateo o diversamente credente (?) a un senso religioso senza religione. "Dio ha creato le anime, non le istituzioni" (Gioacchino da Fiore)

    a presto
    Giuliano

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  2. Caro Giorgio, purtroppo non ho conservato il testo (non giunto a destinazione - ndr). Provo a riscriverlo, ricordando la sensazione di levità che le Sue parole mi avevano destato. Il tono da Lei usato è il più giusto: di fronte allo sgomento provocato da questa chiesa cattolica - sempre impegnata a togliere la pagliuzza negli occhi degli altri, senza rendersi conto delle travi che ha nei suoi - i toni declamatori sono sbagliati, anche se corretti nella sostanza. Invece il tono dell'ironia e dello sguardo divertito su certe enormità consentono di conservare la serenità di spirito per poter andare avanti. Non possiamo in fondo permettere che la constatazione delle incredibili cecità a cui ci tocca assistere ci renda iracondi o tristi. Vada ognuno per la sua strada e, se dovesse finire questo cattolicesimo, poco male: dalle sue ceneri nascerà forse qualcosa di più vivo, più aperto a cogliere l'inesauribile ricchezza della vita, più fiducioso nelle grandi possibilità date agli uomini. Verrà il tempo (ed è sempre qui e ora) che il Dio di Gesù non si farà trovare nel tempio di Gerusalemme o sul monte Garizim, ma da chiunque lo cerchi in spirito e verità. E allora evviva la liberazione degli atei cresimati e abbasso il turibolo!

    Cordiali saluti.
    Domenico

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