Impressiona invece l’indifferenza – per non dire l’ostilità – nei confronti del cattolicesimo e di tutto quello che lo rappresenta, manifestata da quanti han già deciso più o meno consapevolmente di rompere con il proprio ecclesiale passato prossimo.
Per rendersi conto della questione, basta farsi un giro tra i profili facebook e spulciare le info di giovanotti imberbi e signorine dal trucco improvvisamente pesante, che fino a ieri avevano affollato le aule di catechismo e servito messa cantata. Alla voce “orientamento religioso” non è raro che l’ex-chierichetto sottolinei graniticamente: “Ateo”.
Poveretto, come lo capisco! Con tutte le genuflessioni e gli inchini che gli toccava fare ad ogni minimo spostamento sull’altare, per anni ha soltanto messo a rischio la salute della propria colonna cervicale; mentre del gusto, della bellezza e soprattutto della libertà del vangelo non c’era ombra. Tanto che ora non se ne scorge traccia alcuna. E tutto quell’indottrinamento senz’anima propinato ad opera di anime bene intenzionate quanto devote alla causa del cattolicesimo, in lustri di cosiddetta formazione cristiana, ha ottenuto il solo scopo di farlo scappare a gambe levate appena possibile, il più lontano che potesse.
E così, appeso al chiodo il turibolo ormai spento, quel che prende forma nel cuore e nella mente del povero ateo-cresimato è una rivolta feroce verso tutto quello che si riferisce alla religione; un tuffo disperato in un privato abitato da idoli, qualche volta persino più innocenti del dio buono ma perennemente accigliato, adirato col mondo e nemico del corpo, che gli hanno insegnato ad amare ma soprattutto a temere. La cui immagine ambivalente ha finito per allontanarlo, forse irrimediabilmente, da una duratura e liberante ricerca del volto di Dio in Gesù di Nazaret.
Il vangelo però aspetterà, agli incroci della vita, come sempre. Non è faccenda che riguardi pochi, è cosa di molti, è pane per tutti. Sparso su cammini che nessuno sa, portato lì da qualche testimone magari inconsapevole più che dagli zelanti redattori dei catechismi ufficiali, il suo seme di umanità cresce per farsi albero carico dei frutti della giustizia e della pace, della bellezza e della compassione. Sotto quelle fronde chiunque lo voglia potrà tornare e ristorarsi, quando per lui il tempo sia maturo.
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