Almeno in tempi di crisi economica, l'Istituzione ecclesiastica può far finta di nulla sulla questione dell'Otto per mille?
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Chiesa, tre metri sopra l’Irpef
di Marco Politi
in “il Fatto Quotidiano” del 18 agosto 2011
Nei tempi antichi, in casi d’invasione e di assedi, si fondevano i calici e gli ori dei templi per finanziare la difesa della città o riscattare i prigionieri. Altrettanto vale oggi, quando il nemico – più insidioso e distruttivo – è annidato nelle finanze pubbliche e può essere debellato soltanto se veramente tutti, e non solo le famiglie a reddito fisso, partecipano ai sacrifici.
Sbaglierebbe la gerarchia ecclesiastica a scrollarsi di dosso la richiesta, etichettandola come anticlericale o animata da spirito antireligioso. È vero il contrario. Il dovere di mettere mano alle proprie disponibilità nasce (dovrebbe nascere) da una considerazione anche religiosa del “bene comune” e dello stesso destino dello stato sociale. In Grecia
Dirò subito che nell’ottica di uno stato sociale e democratico, che favorisce lo sviluppo della personalità dei cittadini nella dimensione culturale, valoriale e associativa, anche sostenere l’espressione comunitaria di una fede e favorire la costruzione di una chiesa, una sinagoga o una moschea è un elemento di civiltà.
Il fatto è che in Italia il sistema dell’8 per mille, che concede democraticamente a qualsiasi cittadino di devolvere una quota dell’Irpef alla confessione religiosa di sua scelta o allo Stato per fini umanitari, è nato sulle basi di un imbroglio. È evidente che il cittadino, che non vuole usufruire della facoltà di devolvere la sua quota a un destinatario preciso, intende lasciare alla piena disponibilità dello Stato la sua Irpef. Così succede in Spagna , che pure ha copiato concettualmente il sistema italiano. La truffa-Tremonti avvenuta nel 1985, è che le somme non toccate – le quote di Irpef dei cittadini che non si sono “espressi” – vengono nuovamente suddivise in base ai “voti” di quanti hanno manifestato la loro preferenza nella dichiarazione dei redditi. Con il risultato che le “preferenze” per le Chiesa cattolica, pari a circa un terzo delle dichiarazioni, attraverso il riconteggio arrivano a qualcosa come l’87 per cento e in tal modo l’istituzione ecclesiastica giunge incassare circa un miliardo di euro.
L’irrazionalità di questo meccanismo è aggravata da molteplici fattori.
Anzitutto il gettito dell’8 per mille è aumentato esponenzialmente a un ritmo tale che ha non più nessuna relazione con la struttura della Chiesa cattolica. Il numero dei sacerdoti in Italia va infatti sistematicamente calando. Nel 1978, al momento dell’elezione di papa Wojtyla, erano oltre quarantunmila, oggi sono scesi a trentaduemila e nel 2013 dovrebbero ridursi a ventottomila secondo uno studio del sociologo cattolico Diotallevi (insieme a Stefano Molina). Insomma la Chiesa italiana più si riduce e più incassa in finanziamenti statali.
La seconda anomalia è rappresentata dal fatto che il governo Berlusconi ha rallentato l’accesso al sistema dell’8 per mille di altre confessioni in modo da non scalfire la parte del leone che arriva alla Cei. Da anni l’Unione buddista, i Testimoni di Geova,
Ogni “voto” a una nuova confessione, toglie fondi alla Chiesa cattolica. È bastato negli anni scorsiche ci fosse un piccolissimo incremento per i Valdesi e sono stati milioni persi per
Terzo scandalo è che lo Stato non metta un’indicazione di scopo alle “preferenze” per la quota statale destinata a fini umanitari. Se Berlusconi avesse detto che andava alla ricostruzione dell’Aquila, vi sarebbero stati milioni di “voti”. Ma proprio questo non si voleva.
Questo è il quadro. Che cosa si può fare immediatamente?
La via maestra, la più dignitosa per
Il governo a sua volta, a norma dell’art. 49 della legge che ha istituito l’8 per mille nel 1985, convochi la commissione paritetica con l’episcopato per rivedere – come è espressamente previsto – la somma del gettito.
Il governo indichi chiaramente lo scopo pubblico della quota a lui riservata per coinvolgere i cittadini su obiettivi precisi e cessi l’andazzo vergognoso per cui milioni della “quota statale” tornano a destinatari ecclesiastici con interventi a pioggia come accade da anni.
Si abolisca, infine, il doppio conteggio.
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